Miklós, un giovane ebreo ungherese, nel luglio del 1945,è un sopravvissuto della Seconda guerra mondiale e raggiunge un campo profughi in Svezia. Ridotto pelle e ossa, ammalato di tubercolosi, viene ricoverato ed i medici gli danno pochi mesi di vita. Miklós non si arrende e sceglie di vivere. Scrive a 117 donne ungheresi, come lui, che hanno trovato asilo in un altro campo profughi svedese. Scrivendo queste lettere di una cosa è certo: una di loro diventerà sua moglie. Ed è Lili, tra tutte le ragazze che risponderanno a conquistare la sua attenzione e il suo cuore. E così inizia un amore epistolare, delicato, intenso, che si snoda nell’arco di molti mesi, alimentato solo da centinaia di lettere, qualche telefonata e un unico incontro. Nonostante le condizioni di salute del protagonista di questa storia, nonostante la tragedia umana dell’Olocausto, queste due anime si incontrano e riescono a sposarsi ed a rimanere insieme per cinquantadue anni .

Questa è una storia vera scritta da Pèter Gárdos ….il figlio di Miklós e Lili. Descrive la storia d’amore dei suoi genitori con delicatezza e si sofferma su un aspetto laterale della guerra: le ferite dello spirito, le lacerazioni psicologiche dei sopravvissuti e poi il cammino verso la riscoperta della felicità e di sé stessi come individui, dopo anni in cui la propria identità è stata sepolta sotto un numero tatuato su un braccio. Questa è una storia piccola e straordinaria, che ha il sapore di sentimenti universali: amore, rabbia, dolore, amicizia, dignità, speranza e riscatto. È in questa realizzazione dell’amore il piccolo miracolo, il vero riscatto che getta una luce bianca e pura sul buio insozzato della Storia.
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